La scrittura creativa tra racconto, poesia e multimedialità

Lo so, fa schifo anche a me. purtroppo in questo periodo sto preso da altre cose, e quindi l'entusiasmo riguardo questa storia sta scemando. Non so se e quando scriverò un altro capitolo... Quindi prego, ora tocca a te

Buono ^^ allora, premetto che fa schifissimo. Forse qualcuno si ricorderà che io, mooolto tempo fa volevo scrivere una poesia...
^^ Bè,ieri mattina nell'ora di storia stavo pensando...così, seguivo dei ricordi che mi venivano in mente...(magari qualcuno di voi capirà anche di quali ricordi parlo XD) Comunque bò...non è una poesia, non penso che la si possa definire così, è inutile e infantile, ma avevo voglia di farvi leggere questa piccola castronata ^^

comunque Peppe non arrenderti solo perché hai scritto un capitolo meno riuscito degli altri ^^ se hai voglia di continuare la tua storia io sarei felice di leggerla u.u (e di commentare in tempi decenti ^^)

No, ma perchè schifissimo? Ne ho lette di molte più peggiori assai xD
l'ultima parte è la mia preferita

GiuseppeR.viscrive ha scritto:

No, ma perchè schifissimo? Ne ho lette di molte più peggiori assai xD
l'ultima parte è la mia preferita

allora diciamo che fa solo schifo? XD grazie di averla letta, Peppe e quando avrai voglia di continuare con la tua storia, se avrai voglia, io sono sempre qui per leggere & commentare

Sto dedicandomi ad un racconto serio e alle letture di Zafon in questo momento, nonchè preso da ovvi impegni scolastici. anche se prima o poi sono certo che la riprenderò.

Ok, oggi m'è venuto lo sfizio e ho ripreso il racconto, sfortunatamente.
Leggerete ottava parte anche se c'è già stata un' ottava parte. Tutto spiegato dal fatto che ho apportato alcune modifiche all'originale ottava parte e l'ho accorpata alla settimana. Ma niente che possa interessare.

OTTAVA PARTE: SULLA STRADA PER CASSINO, INCONTRIAMO UN VECCHIO AMICO

Eravamo partiti dallo sperduto paesino di Episcopia da un pajo d’ore. Eravamo ormai nel Lazio, all’altezza di Cassino e cercavamo un posto per fermarci a mangiare la nostra pasta alle sarde. Io morivo di fame, e quel curnutu di Salvatoruccio, anche se si era già strafocato quel panino imbottito, sembrava avere più fame di me.
“ Eh, ma che caldo!” Stavo morendo. N’ero certo. Non sarei arrivato a vedere la luna, quella sera.
“ Siamo arrivati?”
“ Oh, San Braccobaldo! No.” Risposi stizzito. Vi giuro che non ce la facevo più. Quel rimbambito mi stava stressando l’anima. Per non parlare di quel disgraziato di Salvatoruccio.
“ Papà, metti Cocciante?”
“ Hai rotto la minchia tu e Cocciante. Hai capito?! Basta!”
“ Ma papà!”
“ Devo fare la pipì” Insistette nonno Alfio.
“ Poffarbacco! Maledetto tu e la prostata. Sapevo che ci dovevo andare da solo, camurria! Mmmmh che rabbia. Mmmmh! Maledetti!”
“ Devo fare la pipì!”
“ Eh mamma, sì!”
Notai ad una piazzola di sosta, lungo l’autostrada, un auto in panne. Con la scusa di ajutare quell’automobilista, nonno Alfio avrebbe fatto la pipì. Decisi dunque di accostare. Un uomo aveva la testa ficcata nel cofano, da cui usciva del fumo. Indossava uno di quei giubbotti catarifrangenti e aveva i capelli foltamente ricci. Appena ci vide, uscì dal cofano e ci venne incontro, pulendosi le mani unte di grasso con un vecchio straccio. Salvatoruccio iniziò a balbettare, a saltare sopra e sotto nella macchina, a dire cose incomprensibili che sembrava avesse ricevuto il dono delle lingue dallo Spirito Santo. Continuava ad indicare l’uomo, a ridere giojoso come uno scemo e a saltellare come uno scimpanzé. “Quello… mamma, mamma, quello, quello è Cocciante, mamma! Guarda!”
Divenne improvvisamente rosso rosso. Era emozionato.
Rosalia gli diede un manrovescio “ Stai zitto, curnutu. Non facciamoci riconoscere”
Io, dal canto mio, gli feci cenno di restare muto “ Non essere maleducato”, dissi, scendendo dall’auto ed avvicinandomi all’uomo. Proprio non capivo come fosse possibile che un moccioso di otto anni fosse così pazzo di Riccardo Cocciante che lo riconoscesse in qualunque uomo portasse i capelli ricci.
Avvicinandomi all’uomo, ammisi che Salvatoruccio non aveva poi tutti i torti. Quell’uomo assomigliava veramente a Cocciante.
“ Oh, grazie al cielo. Che Dio la benedica.” Disse quel tizio.
“ Si figuri. Avrebbe fatto la stessa cosa lei.”
Ci accostammo all’auto.
“ Vede? Potrebbe essere lo spinterogeno?”
“ Non credo…”

Intanto, Rosalia, vedendo il tizio impegnato con me a risolvere il problema alla macchina, ne approfittò per far uscire nonno Alfio.
“ Non ti azzardare ad uscire, tu! Passano le macchine.” Disse a Salvatoruccio, che continuava a saltellare.
“ Neh, piscia tu” Disse poi a suo padre.
“ Ma…”
“ Eh, senti. Non mi fare perdere la pazienza. Non ti vede nessuno.”
Nonno Alfio si avvicinò al guardrail e, a disagio, fece pipì.

“ Mi sembra strano - Continuavo nel frattempo – Avevo pensato che potevano essere le candele. Ma sembra apposto. Provi a mettere in moto la macchina. Forse è il motore.”

“Mamma, mamma! Quello è veramente Cocciante! E adesso spogliatiiiiii, come sai fare tuuuuuu”
“ Muto devi stare! Patre, fatta la hai?”

“ Allora, succede qualcosa?” Domandò il tizio all’interno dell’abitacolo, mentre metteva in moto la macchina.
Scossi il capo, dispiaciuto.“ No”
Dal cofano continuava ad uscire tantissimo fumo. Poi, d’improvviso, si sentì un piccolo scoppio, l’auto si spense e non volle saperne più di riaccendersi. Guardai il tizio e mi strinsi nelle spalle.

“ Entra in macchina”
“ Eh?”
“ Camurria, torna dentro, patre! – poi, tra sé, sibilò – Rimbambito!”

“ Guardi, se vuole possiamo accompagnarla noi. Magari ad una stazione di servizio. Non so. Noi siamo diretti a Pordenone.”
L’uomo sorrise, commosso e quasi con le lacrime agli occhi.“ Oh, grazie mille.”
Poi chiuse l’auto e insieme ci dirigemmo alla nostra macchina. “ Io devo andare a Prato, per una manifestazione di beneficenza. Siete di passaggio da lì.”
“ Oh… ah, piacere di conoscerla. Calogero!” Gli strinsi la mano.
“ Lei è un uomo davvero gentile Calogero. Il piacere è tutto mio. Riccardo”
Il mondo si fermò in un istante. Mi domandai se mi stessero tutti quanti prendendo in giro. Lui colse il mio stupore.
“ Sì, sono io” Sorrise umilmente.
Camurria! Quello era davvero Riccardo Cocciante. Scossi la testa rassegnato.
“ Buongiorno. Scusatemi il disturbo. E grazie ancora. Non so proprio come esprimere la mia gratitudine nei vostri confronti.”
Salvatoruccio iniziò ad annaspare, tirandosi l’aria con le mani. Sembrava una ragazzina cretina al concerto di Justin Bieber.
“ Prego, si segga avanti” Disse Rosalia, con molta educazione.
“ Oh, signora cara. Siete stati fin troppo gentili. Stia pure accanto al suo amato marito. Io mi metto qui, vicino al ragazzino.”
Così partimmo. Guardai dallo specchietto retrovisore lo strano terzetto, formato da Salvatoruccio, nonno Alfio e Riccardo Cocciante( con indosso ancora il gilet catarifrangente).
“ Sa, signor Cocciante…”
“ Riccardo. Mi chiami Riccardo, signor Calogero”
“ Riccardo, allora. Sa, stavamo giustappunto ascoltando la sua cassetta.” Dissi, accendendo l’autoradio e azionando la musicassetta.
“ Oh, sono onorato”
Salvatoruccio continuava a balbettare, a dire cose incomprensibili per l’emozione.
Dalle casse, un giovane Cocciante cantava Cervo a Primavera.
“ Me la sono fatta comprare dalla fiera di Maria Santissima del Monte di Racalmuto, alla bancarella dei marocchini che vendono i cd masterizzati”
“ Volete dire che avete preso una cassetta pirata?”
“ Ehm… no, no. Il mio caro figliuolo stava scherzando”
“ Ma se io… - stava dicendo Salvatoruccio. In quell’istante sua madre lo guardò con occhi assatanati, passandosi il pollice da una parte all’altra del collo. –… io stavo scherzando, sì”
“ Che simpatico” Disse Riccardo Cocciante, accarezzandogli affettuosamente la testa.
Salvatoruccio gli si gettò al collo e se lo abbracciò, quasi con le lacrime agli occhi. “ Ti voglio bene” Riccardo sorrise dolcemente.
Intanto nonno Alfio si guardava intorno, e non capiva. Si osservò le mani. Prima il pollice: uno. Poi l’indice: due. Poi il medio: tre… o forse quattro. Fece di nuovo il conto. Medio: tre. Anulare: quattro. Mh, i conti non tornavano. C’era una persona in più in macchina. Com’era possibile? Va be’, decise che non importava e per non pensarci più si mise a dormire.

Giuseppe R.

Citazione :

Dov'è la tua mano,
le tue dita gentili?
E il caldo del tuo respiro,
il tuo odore di mamma e di sole?
Non trovo la tua mano
La mia mano
è sempre stata qui
tra la tua anima e i fili
bruni dei tuoi capelli
La mia mano
profuma il tuo profumo
sa di te come se non fosse mia
Portami via
via dal mio corpo bianco di donna
dalla mia fantasia bambina
via da queste mani sporche
che mi graffiano
Dov'è la tua testa
calda sulla mia spalla?
Il tuo capo è una nuvola vestita a festa
e la mia mano vola con ali di farfalla

Sara! :')
Questo.. questo è romanticismo :3 Mi piace ^_^

Beppe, allora: ho letto i capitoli, e devo dire che mi sono piaciuti uno più dell'altro Povero Calogero, e maledetta Rosalia D: Oltre il danno, la beffa... me la sono immaginata con le braccia incrociate a parlare con la vecchietta mentre l'uomo inseguiva Calogero, per ricordarsi solo dopo un po' di dover prendere le difese del marito xD
Tutto ciò mi sa tanto di Fantozzi, con la differenza che Calogero reagisce xD
Poi l'incontro con Riccardo Cocciante... Calogero mi è sembrato un po' lecchino, mh? xD

Citazione :

C’era una persona in più in macchina. Com’era possibile? Va be’, decise che non importava e per non pensarci più si mise a dormire.

xD

Forum 2012 will never die!!

NONA PARTE: HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

“ Quindi mi state dicendo che non sapete per quale motivo siete stati convocati dal giudice di pace?” Domandò sotto voce Riccardo Cocciante, per non svegliare nonno Alfio che ronfava beato.
“ De’! Non sappiamo assolutamente nulla. – Risposi – E non ho la più pallida idea di cosa possa essere accaduto”
“ Capisco… Oh, sarà meglio se chiami il mio manager. Provvederà lui a far rimorchiare l’auto”
Riccardo tirò fuori da una tasca un vecchio Nokia - di quelli che avevano Snake monocromatico e le suonerie monofoniche - e chiamò il suo collaboratore.
Salvatoruccio intanto lo guardava con la bocca spalancata, un espressione ebete stampata sul volto ed emettendo uno strano verso di stupore perpetuo, simile a un oooh prolungato. I suoi occhi erano lucidi e teneva le mani giunte, come di fronte a un sacro tabernacolo ornato di fiori, incenso e tanti riccioli.
“ Uh, ih – esclamò improvvisamente Rosalia, facendomi sussultare- Calo’, Calo’, accura. Fermiamoci qui a pistiari”
Avevamo appena superato Frosinone. Sterzai a destra e ci fermammo ad uno squallido autogrill. C’era ‘na sfunnacata di camionisti, tutti unti di sudore.
“ Beh…dove ci sono i camion, si mangia bene e si paga poco” Sentenziò saggiamente Riccardo, sorridendo.
“ Vai di fretta, Ricca’? Giusto il tempo di farti assaggiare la pasta alle sarde della mia amata mogliettina.”
“ Grazie tante! Vado pazzo per la pasta alle sarde”
“ Devi vedere come la faccio io, eh. - S’intromise quella scurnacchiata di Rosalia. - Da leccarsi le dita dei piedi per quant’è buona.”
“ Oh, signora bella. Ne sono più che certo. Lei è una donna da sposare. Suo marito è davvero fortunato”
Se, assai…Vuoi fare a cambio, eh? Ti sta bene vivere la mia vita, deficiente che non sei altro? Allora, dato che ‘sono fortunato’, tu vivi la mia vita, sopporti questa scimunita che ancora non so per quale razza di ragione ho sposato, quel rimbambito di suo padre e ‘sto figlio caca minchia e cretino; e vai a spaccare le pietre sotto al sole e sotto l’acqua tutti i giorni! Io intanto mi vado a spendere i soldi della SIAE in shampoo e permanente. Ah che raggia. Che raggia! Non ce la faccio più. Pure ‘sto qua mi devo sopportare.
Dalla radio usciva il nome di Margherita. Stizzito, spensi tutto e fermai la macchina in un luogo tranquillo, lontano dalle urla dei camionisti.
“ Patre, susiti!” Ripeteva invano Rosalia a suo padre. Il vecchio finalmente aprì gli occhi.
“ Dove mi trovo?”
“ Patre, sbrigati. Dobbiamo pistiari… oh, ma stanno cinquanta gradi all’ombra, possibile che non tieni caldo? Togliti almeno il cappello… oh, ma guarda, sei tutto bagnato. Togliti sta giacca. Madò, tutta la camicia sudata. Patre, oh mamma!, ma neanche una maglia di ricambio ti sei portato? Oddio, ma vedilo. Mo ti devi cambiare!” E iniziò a togliergli la giacca. La camicia bianca era così sudata che non si riusciva a staccarla dalla palle del nonno. Il povero vecchio, appena svegliatosi, non stava capendo nulla, perciò non poneva resistenza a sua figlia. Si limitava a ripetere “Dove sto? Dove mi trovo?”.
“ Oh, togliti sta giacca… ah, bello mo, eh? Non stai più fresco adesso?” Poi gli tolse il panciotto, la camicia e la maglia della salute. Mise mani alla borsa del nonno e trovò una t-shirt rossa, con la capa di un tizio che Rosalia non sapeva proprio chi fosse, e gliela infilò. A nonno Alfio andava un po’ larga, e lunga quasi fino alle ginocchia.
Rosalia prese per mano nonno Alfio e lo condusse dove io, Salvatoruccio e Riccardo Cocciante avevamo già improvvisato un tavolino, all’ombra di un tir. Non appena vidi quel vecchio di nonno Alfio, mano nella mano di Rosalia, con indosso la maglia rossa con la faccia di Che Guevara e la scritta “Hasta la victoria siempre. Patria o muerte.”, quasi ci rimasi secco per lo stupore.
Rosalia, poi, una volta parcheggiato suo padre s’una sedia, tirò fuori dall’Opel Kadet una pentola tanto enorme che lei non riusciva neppure a prendere tra le braccia. La posò sul tavolino e riempì un enorme piatto di pasta alle sarde ciascuno. Ma a Riccardo esagerò decisamente.
“ Ma signora bella, me ne ha messa tanta”
“ Eh non si preoccupi, tanto ne ho fatto sette chili”
“ Sette chili di pasta?” Domandò Riccardo, incredulo.
“ Perché, è poca?” Chiese Rosalia, preoccupata di non averne cucinata abbastanza.
“ No, anzi.”
“ Ah, menomale! Mangia ch’è buona”
“ Mangia” Mi aggiunsì anch’io.
“ È buona”
“ Mangia”
“ L’ho fatta io”
“ Con le sarde”
“ Va bene. Non insisto più – disse rassegnato Riccardo. Poi assaggiò la pasta ed esclamò: – ‘Rcamadosca che buona! Oh buona. Buona veramente. E pensare ch’è la prima volta che pranzo seduto a un tavolino nel parcheggio di un autogrill.”
Nonno Alfio, mangiando, sembrava riprendere colore e vigore.
“ Patre, hai preso le pillole?” Domandò Rosalia.
“ Che pillole?”
“ Quelle per la memoria, le hai prese?”
“ E non mi ricordo se le ho prese”
“ Meh, vedi se prendi le pillole, oh!”
Riccardo sbuffava e si tirava il vento con un piatto di plastica
“ Eh, che caldo che fa qui”
“ Alla radio hanno detto ch’è la giornata più calda degli ultimi duecentosettant’anni. – dissi - In Puglia ci sono 52 gradi.”
“ Io ho sentito dire che qui a Roma ci sono 53 gradi, e un tasso di umidità del cento percento” Incalzò Riccardo Cocciante.
“ Micidiale!”
Salvatoruccio continuava a guardare il suo grande idolo con aria da sognatore. Gli stava sempre attaccato e non si staccava mai da lui. Cocciante lo guardava e sorrideva.
“ Piccolo, dimmi, cosa vuoi fare da grande?”
“ Voglio fare il Riccardo Cocciante”
Riccardo rise bonariamente. Io rimasi un perplesso. Rosalia rivolse sguardi intimidatori al caruso e nonno Alfio non stava capendo nulla: se ne restava lì, a guardarsi intorno con la faccia intontita e la maglia rossa del Che.
“ Ma non puoi fare il Riccardo Cocciante.” Spiegò Riccardo.
“ Allora il becchino”
“ Il becchino?”
“ Sì, - rispose convinto e serio Salvatoruccio – o il Riccardo Cocciante o il becchino. In alternativa il Digimon.”
“ Che simpatico bambino” Disse Riccardo, accarezzandogli la testa. Salvatoruccio reagì come un gatto che riceve le coccole. Credetemi, non l’avevo mai visto così. Anzi, va be’, me ne vergogno un po’, però… l’ho ammetto. Sì, ecco… ero un po’ dispiaciuto, perché Salvatoruccio sembrava volere più bene a quello sconosciuto che a me. C’ero rimasto male. Inutile negarlo.
“ Io da grande voglio diventare papa” Disse all’improvviso nonno Alfio, come svegliatosi improvvisamente da un sogno. Tutti restammo zitti, stupiti.
“ Che stai dicendo, patre?” Domandò Rosalia.
“ Voglio diventare papa”
“ Ma se non sei neppure prete.”
“ Lascia stare – feci io a Rosalia – è il caldo” Lei scosse la testa con rassegnazione e si alzò dallo sgabello, avvicinandosi alla macchina. Prese due mollette da non so dove ( mia moglie è capace di avere qualsiasi cosa a portata di mano. Non chiedetemi come faccia ad avere sempre di tutto con sé.) e appese ad asciugare la camicia e la maglia della salute di nonno Alfio alla portiera della macchina. Con quel sole si sarebbero asciugati subito subito.
“ Eh ma che caldo!” Esclamai, sciogliendomi.
“ Ci saranno almeno, senza esagerare, 54 gradi” Aggiunse Riccardo.
“ Ma pure di più”
Guardai l’orologio e vidi che si stava facendo tardi. Smantellammo tutto e ci rimettemmo in marcia, grondanti di sudore sotto un caldo pazzesco che ci uccideva.

Giuseppe R./ Jethro J. Cohen

Allora, iniziamo
Mi mancavano le avventure di Calogero & Co. :')

Citazione :

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

... Non sarò pignola, quindi non ti consiglierò il punto esclamativo al contrario all'inizio... xD

Citazione :

De’!

Da quanto tempo...!

Citazione :

Riccardo tirò fuori da una tasca un vecchio Nokia - di quelli che avevano Snake monocromatico e le suonerie monofoniche - e chiamò il suo collaboratore.

Il Nokia 3310..!

Citazione :

Dobbiamo pistiari…

Ovvero? ^^ "

Bene, mi è piaciuta anche questa parte, come le altre Non avrei mai pensato che qualcuno potesse montare un tavolino per pranzare all'ombra di un tir vicino ad un'autogrill xD Ma hai intenzione di svelare il mistero di Che Guevara? O era una cosa a sè? Mi sembra strano che Calogero non abbia detto niente, forse era troppo stupito persino lui...
Aspetto la prossima parte

mistero di Che Guevara? Veramente non ho pensato a nulla di simile. Bensì a qualcosa che vi lasci increduli e che vi possa senz'altro piacere. E non vedo l'ora di mettere tutto per iscritto quello che ho in mente.
Pistiari vuol dire mangiare.

PS, grazie per continuare a leggere

Nessun motivo per il quale nonno Alfio indossa la maglietta di Che Guevara? Poco ma sicuro che lascia un po' così xD

Ma figurati, sai che adoro queste tue storie :3

e pensare che ne ho subito un'altra in programma. Ecco perchè voglio subito concludere questa
cmq la indossa semplicemente perchè è un fanatico di Che Guevara ed è stato un rivoluzionario.

Davvero? Quale? Come si intitola? Di cosa parla? (Magari la posti sul nuovo forum, così avrai altro fan xD

Citazione :

cmq la indossa semplicemente perchè è un fanatico di Che Guevara ed è stato un rivoluzionario.

Ora che me lo dici, mi sa che ne parlasti già in un altro episodio, forse in occasione di Woodstock...

Beh, è stato un ragazzo ribelle nonno Alfio da giovane, seppure ora non capisca più nulla ed è scimunito. Cmq Non posso dirti di cosa parla. Toglierei tutta la sorpresa. Sono certo che ti arci piacerà. Però... postarla sul forum nuovo è un po' complicato. Ho nell'ottica una trilogia. Nugae paradisique e Racalmuto-podernone solo andata. Quindi uno dovrebbe prima leggere coteste due prima...

Citazione :

seppure ora non capisca più nulla ed è scimunito.

xD

Per il fatto del nuovo "progetto"... in che senso trilogia? Voglio dire, i due racconti non hanno niente a che fare l'uno con l'altro ^^"

Lo so, non hanno nulla a che fare. Ahahha Hai ragione

Vendili in un'unica antologia intitolata "Il meglio di Giuseppe R.", sent'a me, che ci guadagni xD

Anzi, faccio che quello che avevo pensato come terza opera l'accorpo a questa di Salvatoruccio...

o forse faccio che questo sia il finale...
oppure boh xD

oppure entrambe le cose xD

Ma se ne avevi pensata un'altra, come puoi incorporarla a quella precedente?

io veramente mi riferivo a quella di calogero con quella che dovrebbe essere la terza.

E allora la trilogia...? Beppe, che confusione xD

lascia perdere xD