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WORK IN PROGRESS... VERSO LA QUARTA EDIZIONE...

 

 IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO

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Deneb D.

Deneb D.


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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyLun Mar 05, 2012 7:35 pm

FINALE

Continuai a fissarla, quando improvvisamente, l’orizzonte pallido e crudele del suo viso fu invaso da una strana luce, e in un istante, la sua espressione si trasformò in una maschera di dolore e rimorso, mentre il bagliore di una lacrima silenziosa, accompagnava il tonfo della pistola che Arianna aveva lasciato cadere sugli scogli. Esausta, chinò il capo, ed io timoroso, mi avvicinai a lei, cingendo le sue spalle tra le mie braccia, cullandola dolcemente, in una danza macabra, accompagnata da una melodia invisibile. La guerra tra me e Arianna era finita: la ricerca disperata di una motivazione, gli infiniti interrogativi, la perdita della mia identità, tutto era terminato, ogni cosa si era dissolta in quell’abbraccio così assurdo. Non ci fu bisogno di parole, né di alcun perdono, decisi di scortare Arianna nell’unico posto dove entrambi saremmo stati al sicuro: Via Cristoforo Colombo, 48. In quel momento, nulla aveva più importanza, e qualsiasi spiegazione per quell’interminabile sequenza di eventi che mi avevano investito in pochissimo tempo, sarebbe stata banale, effimera, superficiale. Varcai il portone dello stabile, e mi diressi verso l’anziana portinaia, che come sempre, sedeva dietro la logora scrivania.
“Luisa, mi daresti le chiavi della stanza?” le chiesi. E lei, con un movimento quasi meccanico, me le consegnò,mostrandomi uno dei suoi sdentati sorrisi.
Salimmo le scale, percorremmo il corridoio illuminato flebilmente, inserii la chiave nella serratura e aprii la porta. Riconobbi la foto di Arianna e Sarah ancora adagiata sul letto, la borsa rovesciata sul pavimento, tutto era rimasto esattamente uguale all’ultima volta che ero stato lì. Dalle finestre chiuse la notte continuava a bussare, per cercare di entrare in quel piccolo nascondiglio, dove il mondo si plasmava sulle pareti spoglie, disegnando graffiti astratti . La luna muoveva i suoi raggi sul letto sfatto, le sue dita luminose, mi indicavano il posto dove ogni cosa aveva avuto inizio: in quella notte buia, feci l’amore con Arianna, confusi il mio dolore nell’oscurità, mentre le carezze e i baci, si accavallavano alle mie lacrime pesanti; riuscii a liberarmi della mia angoscia, passandole le dita tra i capelli, sentendo il suo profumo, affogavo nella paura, per riaffiorare nella speranza, la mia pace era l’inquietudine di quei secondi fugaci e veloci, che non mi lasciavano il tempo di respirare. Quella notte, non una parola incorniciò la nostra unione, ma solo cori di respiri affannati accompagnarono i battiti frenetici del cuore, finchè tutto tacque all’alba di un nuovo giorno.
Quando mi svegliai, Arianna ancora dormiva. Non avevo smesso di guardarla da quando un raggio di sole mi aveva destato: osservavo i suoi capelli arruffati, il corpo macchiato da piccoli nei, le braccia lunghe che scendevano lungo i fianchi, le labbra carnose e morbide. Ricordai la prima volta che la vidi: indossava un costume da bagno coloratissimo, sul quale spiccavano fiori dalle tante forme. La notai subito per la sua straordinaria bellezza, e ricordo un piccolo particolare: una voglia marrone a forma di luna sulla schiena, che spiccava sulla pelle bianchissima. Tornai a fissare Arianna, e mentre i miei occhi scorrevano sulle curve della sua schiena, immediatamente mi accorsi di una cosa: non aveva la voglia. In un primo momento credetti di essermi sbagliato, ma osservando con più attenzione, mi accorsi che sulla schiena di Arianna quella voglia di cui mi ricordavo così chiaramente, non compariva. Nella mia mente iniziava a prendere forma un nuovo tormento, cominciai a tremare, divorato dai miei pensieri.
“Alice!” urlai sobbalzando dal letto. Il suo volto esterefatto mostrò gli occhi increduli che tante volte mi avevano ingannato.
“Sapevo che sarebbe successo, ma ti prego non mandarmi via, mi hai amato davvero, inconsapevolmente hai creato qualcosa di meraviglioso che durerà per sempre.”
Portai le mani al volto, per non vedere la presenza di quelle parole che come la fredda lama di un coltello trafiggevano l’aria , rendendola pesante , irrespirabile.”Dov’è Arianna?”sussurrai trattenendo il respiro.
Alice strinse gli occhi sprigionando un’espressione di inumana cattiveria e soffocando la sua voce in un sibilo imprecò: “ Arianna è morta, proprio come tua sorella. Sono stata io ad ucciderla, voleva separarci, l’ho fatto per noi, per il nostro amore, affinchè durasse in eterno. “
Non ho mai avuto la forza di dedicare uno sguardo ad Alice, che nella sua pazzia, aveva rovinato tante vite. La lasciai lì in quel letto, senza pronunciare nemmeno una parola, poiché le mie braccia, le mie gambe, erano diventate di ghiaccio, anch’io mi sentivo morto, perché lei, in quel mattino così funesto, mi aveva ucciso, lasciando vivo un corpo senz’anima.

Ora sono qui, a distanza di anni, guardo il mare. Nessuno potrà mai restituirmi la mia Arianna, ma l’angoscia di rivedere il suo volto mi perseguita, perché allora vorrà dire che non avrò incontrato la mia amata, ma ancora una volta, un’assassina.

Deneb D.


Ultima modifica di Deneb D. il Ven Mar 09, 2012 1:19 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyLun Mar 05, 2012 8:33 pm

FINALE
Vidi la pistola essere puntata con assoluta precisione, mentre la mano di Arianna, quella stupenda mano che spesso e volentieri aveva accarezzato i miei capelli, premette il grilletto.
Mi immaginai il proiettile avanzare, entrare nella mia carne, bucarmi il cuore già a pezzi, buttandomi giù, in quell’abisso di morte in cui avrei avuto solo la consolazione di Sara. Ma per me era già tanto, avere una persona amorevole accanto, anche se da morto.
In fondo, in quell’attimo, rividi il viso di Sara, anche solo per un secondo, ma posso dire con certezza che rividi i suoi occhi, identici ai miei, la bocca che parlava sempre, i capelli perennemente sciolti nella brezza marina.
Sentì in lontananza uno stridore violento di ruote sull’asfalto, sentì il proiettile sfiorarmi la pelle, lì dove ho ancora la cicatrice a dimostrarlo, ma la mia pelle non fu lacerata, il mio cuore pulsava senza perdere sangue, seppur distrutto dai ricordi.
Vidi un’espressione sconvolta e attonita sul viso di Arianna, anch’io ci misi del tempo per capire che il proiettile era inerme ai miei piedi, che dietro di me ci doveva essere qualcuno, ma che nel contempo davanti a me non c’era solo Arianna. Rividi Sara, sorrideva, da un’immagine sbiadita.
Rabbrividì, anche se quello era il fantasma più dolce per me, e capì che era stata lei a proteggermi.
Due persone dietro di me si avvicinarono, una si avventò contro Arianna, atterrandola sul pavimento. L’altra mi girò verso di sé, mentre io, ancora scioccato dall’aver sentito il respiro della morte su di me, la lasciai fare senza difendermi.
Era Alice, mi trascinò con sé in una corsa folle, sentimmo gli spari alle nostre spalle, uno dei due contendenti cadde a terra, non sapevamo chi.
Un proiettile mi sfiorò la spalla, mi girai un secondo, vidi Arianna, infuriata come non avrei mai creduto che potesse essere, la pistola ancora in mano. La vidi cambiare le cartucce, era così abituata a farlo che lo fece sembrare la cosa più semplice e veloce che avesse mai fatto in vita sua.
Alice si interpose tra me e lei, spingendomi sempre più verso il mare, verso il dirupo. Mi chiesi quante pistole avesse con sé e mi convinsi a non indagare.
«Conosci gli ordini!» gridò Arianna nel vento che increspava il mare «Non possiamo lasciarlo vivo, se qualcuno lo scopre...»
«Perderai il posto» finì Alice per lei «Ma non mi interessa, purché lui rimanga vivo!»
«Allora non mi lasci scelta» rispose Arianna impassibile e puntò la pistola addosso alla sua gemella.
Forse fu l’unico atto di coraggio che ho mai fatto e che mai farò in vita mia. Non so come mi venne in mente, forse fu semplicemente l’istinto di sopravvivenza, che si era risvegliato nel posto giusto al momento giusto.
Strinsi Alice alle spalle, abbracciandole la vita, e mi slanciai all’indietro, evitando i colpi ben congeniati di Arianna, pregando di non incappare negli scogli, e ringraziando il mare, quel portatore di ricordi amari che si trasformò nella mia unica via di salvezza.
L’impatto con l’acqua fredda mi fece rabbrividire, riuscì a risalire in superficie, ma Alice mi costrinse a tornare sott’acqua. Arianna continuava a sparare colpi alla cieca, nell’acqua, tentando disperatamente di colpirci e ucciderci una volta per tutte.
Sott’acqua sentì un rumore strano, intenso, che mi mandò in confusione. La superficie si oscurò e Alice risalì, con tanta facilità che mi fece dedurre facilmente la sua familiarità con quel rumore. Ne seguì l’esempio e, quando l’aria tornò a riempirmi i polmoni, due spie in tuta nera mi issarono su un aereo e questo prese quota, portando me e Alice via di lì. Allontanandomi da quel luogo, pieno ormai solo di rancore e di tristezza.

Arianna adesso è in un carcere, non so dove, non so perché, ma forse è meglio così.
Questo in realtà è la mia prima relazione, da quando ho preso il posto di mio padre e mia sorella tra le spie. Non sono bravo come loro, ho ancora paura, ma forse ne hanno tutti.
Adesso, alzando gli occhi dal computer, vedo Alice, non è più la sorella cattiva della mia cara moglie, adesso è molto di più. Ho riconosciuto in lei il caffè caldo che mi svegliava, il viso dolce che mi dava una ragione di vita. Sono riuscito ad andare avanti solo grazie a lei. Mi ha fatto capire che tra lei e mio cugino non c’era nulla, come avevo già dedotto. Sono riuscito a distinguere chiaramente le due parti, le due facce della stessa medaglia, della medaglia di mia moglie, che ha semplicemente perso il suo involucro di finzione, ma che all’interno è rimasta la stessa, è sempre stata la stessa. Ma ha cambiato nome, ha cambiato gusti, e forse, è un cambiamento generale in meglio.

Ricordo ancora nitidamente il fantasma di mia sorella e la ringrazio tutt’ora per ciò che ha fatto, ringrazio anche quel mare, portatore di salvezza e di disgrazie, ma in fondo ringrazio anche Arianna, perché mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto scindere la parte malata della mia vita che avrebbe finito per distruggermi del tutto.
Non vedo l’ora di chiudere questa storia, di interrompere il ciclo di ricordi che ho messo in moto, li lascerò sepolti qui, negli archivi più segreti del mondo, sperando che il dolore che hanno portato sparisca con queste parole sulle pagine, che ne resti solo un ricordo. Come un’ombra sbiadita, destinata a sparire lentamente e inesorabilmente.
Cercherò di rifarmi una vita, dietro la trincea impenetrabile dell’amore per mia moglie, per lei, per Alice.
Joy


Ultima modifica di Joy10-- il Ven Mar 09, 2012 6:02 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMar Mar 06, 2012 7:09 pm

FINALE

Sparò.
Sentii nitidamente lo sparo sibilare nelle mi orecchie. Non vidi niente perché avevo chiuso gli occhi, credo che qualsiasi uomo, anche il più spavaldo, non guarderebbe la morte in faccia. Ma non avrei potuto comunque vederla, la morte, perché ero ancora là…vivo. Aprii lentamente un occhio, timoroso come un bambino che guarda un film horror, ma immediatamente lo richiusi. Mi aveva mancato, è ovvio. Mi aveva mancato? Ero proprio lì davanti a lei come era stato possibile. “Un momento di debolezza” pensai tra me e me, “ora respira e spara di nuovo. Questa volta mi prenderà”. Quasi mi veniva da ridere. Ridevo sempre quando cominciavo a conversare con me stesso nella mia mente; Arianna mi aveva sempre preso in giro per questo, perché sembravo ridicolo quando cominciavo a ridere da solo in una stanza vuota senza motivo. Arianna, già…o forse era Alice che mi derideva? Chi poteva saperlo.
Lo sparo non arrivava e il tempo scorreva.
Sentii dei passi dietro di me, non mi voltai né aprii gli occhi, li avrei riconosciuti comunque.
-La situazione si sta facendo affollata, Roberto. Vedi di andartene che è meglio-
-Non prendo ordini da un codardo che se ne sta fermo ad aspettare la morte con gli occhi chiusi-
Questa volta li aprii per davvero gli occhi. Codardo a me?
Davanti a me c’era Arianna con la pistola puntata verso di me, piangeva disperata e tremava. Mi voltai e Roberto mi stava guardando divertito, riconobbi lo stesso sguardo che aveva sfoderato quando lui e Alice mi avevano rapito.
-Sta zitto, Roberto-
Quali dolci parole.
-Su, Arianna facciamola finita una volta per tutte-
Arianna obbedì, singhiozzò un’ultima volta, si asciugò le lacrime miste a sangue che aveva sul volto con la manica e sparò un secondo colpo.
Non accadde assolutamente nulla. Vidi cadere mio cugino e rimasi calmo così come quando vedevo le foglie cadere dagli alberi in autunno.
-L’hai preso troppo alla lettera, Arianna- risi.
Ormai sapevo che non mi avrebbe ucciso, non quella notte.
Dopodichè si voltò e si gettò nel vuoto, nel mare nero come la pece sotto di lei.
Non ebbi nessuna reazione. Ero diventato apatico?
Rovistai nella tasca dei jeans di mio cugino, il sangue ricopriva tutti gli scogli lì vicino. Finalmente trovai quello che stavo cercando. Scavalcai il suo corpo e continuai a camminare.
All’entrata della spiaggia Alice era ferma vicino all’auto di Roberto e si tormentava toccandosi i capelli convulsamente e mangiucchiandosi le unghie.
Quando mi vide le si rizzarono i capelli in testa.
-Dov’è Roberto? Dov’è Arianna? Ho sentito uno sparo-
Passai oltre come se fosse stata invisibile. Entrai in macchina e mi misi al posto del guidatore, misi in moto e partii. Da lontano riuscivo ancora a sentire la voce di Alice che ripeteva ossessivamente, gridando come una pazza, “Dov’è Roberto? Dov’è Arianna?”.

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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMar Mar 06, 2012 9:54 pm

Finale.
L'eco della sua affermazione ardeva in un punto imprecisato della scatola cranica.
Molte volte si fanno previsioni più e meno fondate sulla propria fine; ma è unico il momento in cui ci si rende conto di come siano tutte inutili. Osservavo con ammirevole freddezza tutti i miei sbagli, primo fra essi, l'essermi fidato di quella donna. Eppure quel sentimento di disgusto era velato, e affilato, dalla nostra storia in comune, o almeno quella parte che non s'era rivelata cruda, pura, spoglia menzogna. I miei occhi erano agganciati fedelmente a quelli chiari di mia moglie. Non contemplavo l'idea che la mia impronta su questo mondo venisse ricoperta con strati polverosi di sabbia dalla donna che era arrivata alla mia anima scorticandomi la pelle. Parassita. Solo un parassita. S'era nutrita di me, delle mie speranze, dei miei minuti, dei miei respiri.
Aspettavo.
Lei, Arianna, col passo felpato che le era naturale, mi camminò accanto, sfiorandomi impercettibilmente con i fili sottili dei suoi capelli, ma a graffiarmi fu l'ombra delle parole che non aveva detto. Rimasi immobile, con lo sguardo vacuo, ad ascoltare i suoi passi sugli scogli. "Non puoi." La mia voce si dimostrava solo il fantasma di quella che era.
Non diede segno d'avermi sentito. "Sei ridicolo, Umberto", ripetè. Quelle sillabe mi attraversarono, senza lasciare traccia. Niente di lei poteva più ferirmi. "Non volevo che finisse così. Sei una brava persona, sai?, senza dubbio meglio di molte che ho incontrato". Rise sprezzante, una risata lunga, fredda, meccanica. La risata di un computer avrebbe potuto sembrare più vera. "E fidati, se ti dico che ho conosciuto un gran bel numero di gente. Ma già, tu non ti fidi della tua mogliettina; fai bene. L'unica macchia nella tua vita", continuò scuotendo la testa, i suoi capelli che sembravano scurirsi liberi dai giochi del sole che tramontava lento. "Sono stata io. Sì, credo proprio che sia vero, sai?"
Le note della sua voce di spezzarono con uno schianto che soltanto un orecchio allenato avrebbe potuto cogliere.
Mi girai, le camminai incontro. A non più di dieci centimetri di distanza, le voltai le spalle. E rimasi fermo. Si sarebbe detto che a parlare fossero le nostre scapole e non sarebbe stato nemmeno così sbagliato. Quelle parole erano solo l'ultimo, disperato tentativo di comunicazione tra due corpi svuotati e induriti.
"Non so nemmeno come chiamarti".
La mia voce ruppe la sua con prepotenza, levandosi più forte e, di contrasto, anche più debole. Perchè tra i due era lei ad avere in mano una pistola, non io.
"Mi credi se ti dico che non lo so nemmeno io?"
Avvertii una nota di malinconia che stonava alquanto con la scena.
"Mi hanno costretta a questo ruolo".
Affondai le mani nelle tasche, tirandone fuori il foglietto stropicciato col quale mi aveva dato appuntamento al faro. La firma recitava Arianna, ma apparteneva a una donna della quale non sapevo l'esistenza di una gemella, il segreto di Sara, un impiego ombroso.
Arianna, Alice. Alice, Arianna.
"Magari anche Alice è stata uno scherzo; uno scherzo, marionetta lo è stata di sicuro. Come te, del resto. Come Roberto. E Roberto, eh? Quante volte l'hai conosciuto? Quante ci sei andata a letto insieme? E recitavi la parte di Alice, la gemella misteriosa, o di Arianna, la moglie di Umberto? Chi aveva scritto il copione? Chi, Arianna? O anche quella è stata una tua invenzione?"
Lasciammo che il silenzio colmasse i vuoti tra un respiro e una verità scomoda.
"Magari, magari credi di avermi tolto la terra sotto i piedi. Forse ti aspetti che cada da un momento all'altro".
Acquistavo determinazione di momento in momento. Non avrei lasciato che la mia vita finisse tra le sue mani. Mi aveva già derubato di troppo.
"E invece no, Arianna - o come preferisci. Perchè se di una cosa posso avere certezza, è che almeno io non sono una tua invenzione. Esistevo da prima. Per i miei genitori, per il mondo. Per Sara. Per me stesso. E se anche gli altri cascano, è a me che rimango ancorato. E cascassi pure..."
Mi voltai e con uno schiocco secco le feci cadere dalla mano il revolver argentato. Nel momento in cui colpii il suo polso mi sembrò di toccare una statua di cera. Null'altro rimaneva, solo cera plasmata da fuoco e da una mano ingota.
"Non solo i gatti sanno cadere in piedi. Me lo ripetevi sempre, ricordi? O farei meglio a chiedere ad Alice? La sconosciuta che conosco meglio di te?"
"Non so chi l'ha scritto il copione", replicò lei con voce inespressiva. A parte quelle parole, non diede altri segni di vita. "In ogni caso, questo non era previsto". Passiva, immobile. Poi d'un tratto alzò gli occhi, mi guardò. Solo in quell'istante la riconobbi. Camminò piano verso la scogliera e poi, senza un sospiro, si lasciò cadere e inghiottire dal mare, nel più completo e innaturale silenzio.
"Questo, invece, lo era?"
E solo il vento poteva ormai rispondermi.

January.
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Valentina

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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMer Mar 07, 2012 9:51 am

Chiusi gli occhi e aspettai. E in quei brevi istanti le immagini della mia vita con Arianna incominciarono a scorrermi davanti agli occhi. I nostri baci, le carezze, i segreti condivisi, le lunghe corse alla mattina presto, il suo stupirsi davanti a uno scoiattolo. Le risate in quel bar del centro dove ci eravamo conosciuti, la vecchietta che leggeva la mano di Arianna...o Alice? Aprii gli occhi ed incontrai i suoi: grandi, velati di lacrime. Ed in quel momento uno sparo riecheggiò nelle mie orecchie ed Arianna cadde ai miei piedi. In quell'istante capìi che, comunque sia, lei mi aveva amato. Le scostai i capelli umidi e la baciai un'ultima volta. Poi voltai le spalle e me ne andai: per sempre, alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che probabilmente non avrei mai trovato. Ma finalmente libero.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMer Mar 07, 2012 3:27 pm

In quel momento ero completamente distrutto, non mi interessava che da lì a breve sarei stato ucciso, ucciso da chi poi? Da colei che amavo più della mia stessa vita, mia moglie, la donna con cui avevo diviso le gioie e i dolori di alcuni anni della mia vita. Ripensai a Sara, la sorella che non ero riuscito a difendere dal sporco gioco di tre persone, ripensai a mio cugino, mi fece male pensare che, qualcuno, sangue del mio sangue, mi avesse tradito così spudoratamente, in quel momento sentii dei singhiozzi, e così fui costretto ad alzare lo sguardo, Arianna piangeva, i suoi occhi azzurri erano velati dalle lacrime, abbassò il braccio
“Non posso, non ce la faccio” sussurrò, mentre le lacrime le rigavano il volto
“Umberto, non posso uccidere la mia vita, ti amo troppo per farlo” detto ciò mi guardò, i suoi occhi azzurri mi mostrarono la verità, lei era solo una pedina, un burattino, nelle mani di mio cugino e Alice. Fu allora corsi da lei e la strinsi, baciandole i capelli ed inspirando il profumo che tanto amavo,
“Scusami amore mio, scusami, scusami” continuai a dirle baciandole i capelli e stringendola sempre più a me, lei si ritrasse per il dolore che le avevo provocato con i miei calci, Arianna sussurrò
“No amore mio, scusami tu, non avrei mai dovuto mentirti” Io scossi il capo
“Adesso tutto tornerà come prima , ok amore mio? Avremo dei figli e vivremo per sempre felici insieme”
“Ti prego baciami” mi supplicò lei, e io la baciai, nel modo più dolce che potesse esistere, nel baciarla sentii il sapore del suo sangue, e delle lacrime bagnarono il mio viso, come avevo potuto far male al mio angelo? Fu allora che sentimmo due voci, voci che tanto odiavo, quella di mio cugino e quella di Alice
“Arianna, veni qui” urlò Alice con una pistola in mano, lei si staccò dal nostro abbraccio e si rivolse a sua sorella
“E’ finita Alice, getta la pistola” Alice rise nervosa, puntò la pistola verso me e disse
“Prima di posarla però, è meglio mandar via questo idiota, proprio come mandai via la sua adorata sorellina” Uno sparo riecheggiò, ma io non provai dolore, Arianna mi faceva da scudo, prendendo tutti i colpi che Alice stava spedendo a me
“Non sono un’omicida” sussurrò Arianna
“ma non c’è altra soluzione”. La mia donna sollevò la pistola e sparò prima Alice e poi mio cugino, che caddero sul pavimento con un tonfo. Arianna cadde, e io la raccolsi dal pavimento
“Arianna, amore mio, ti prego non lasciarmi!” Dissi con la voce rotta dalle lacrime
“Um..ber..to…per…do…na…mi…ti ho sempre amato, ma non sono riuscita a proteggerti, scu…sa…mi. Ti amo”. La mia donna esalò l’ultimo respiro, urlai e diedi pugni sulla parete, mentre le lacrime scorrevano sul mio viso, mi girai e guardai il corpo di Arianna, così meraviglioso, sporco di sangue, a causa sia dei miei calci, che dei colpi d’arma da fuoco. Avrei voluto solo una cosa, che le donne più importanti della mia vita: mia sorella e Arianna, fossero vive, e che fossero con me, e che magari adesso stessimo facendo una scampagnata in montagna. Continuai a piangere e a urlare, solo in quel modo avrei potuto sfogare la mia rabbia. Dopo meno di un’ora, mi accasciai al suolo, stanco, ma soprattutto distrutto dal dolore. Passai la notte con il corpo della mia amata, ma non dormii, piansi tenendole la mano. Sono passati ormai tre anni dalla morte di Arianna, ma il mio dolore è sempre forte, mi manca tantissimo, non ho mai avuto il coraggio di raccontare la verità a qualcuno. Quando io andai via da quel luogo che mi procurava dolore, la polizia aveva trovato i corpi e aveva pensato che quella fosse stata una sparatoria fra loro. Adesso mi sto recando alla tomba delle mie donne, con un mazzo di rose per ciascuna. Mi chinai accanto alle tombe, infatti, i miei angeli erano stati sepolti vicini, e adagiai le rose. Piansi, come facevo ogni volta che mi recavo lì
“Scusatemi, scusatemi se non sono riuscito a proteggervi” sussurrai quelle parole per poi andare via. Mi bloccai un attimo e mi guardai alle spalle
“Un giorno, noi tre ci rincontreremo, e saremo felici”.


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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMer Mar 07, 2012 9:33 pm

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Ultima modifica di giulia_writer il Gio Mar 08, 2012 2:09 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMer Mar 07, 2012 9:34 pm

FINALE
Stavo per morire, lo sapevo bene. Guardai la donna che amavo ma al posto della dolce Arianna che avevo creduto di conoscere, c'era una donna dallo sguardo freddo e dal cuore di ghiaccio. Le lacrime solcavano copiose il mio viso, non temevo la morte ma mi faceva male pensare che tutto quello che avevamo vissuto fosse stata solo una dolce illusione.
Come se qualcuno avesse avviato un film, i ricordi della nostra vita insieme riaffiorarono nella mia mente. Pomeriggi assolati che facevano da sfondo alle nostre conversazioni lasciando poi il posto a notti terse di passione e di infinita dolcezza. Ricordavo la luce del mattino che le illuminava il viso e le si rifletteva negli occhi in quei momenti di intima complicità.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quegli occhi di ghiaccio che fino a pochi mesi prima illuminavano le mie giornate. Non c'era esitazione, la mano era salda sulla pistola e allora perché non sparava? Aspettammo in silenzio. Arianna non si mosse. Un movimento alle mie spalle mi fece sobbalzare, c'era qualcuno dietro di me ma non riuscii a voltarmi, ero pietrificato.
Arianna parlò cercando di sovrastare il fragore delle onde, c'era odio nella sua voce, era un suono estraneo alla mia memoria:“Roberto! Credevo volessi restare fuori da tutto questo, lasciando che gli altri si sporcassero le mani per te. D'altronde è quello che hai sempre fatto! Sei ridicolo! Sono stanca del tuo atteggiamento. Sono stata costretta ad una vita in maschera solo per non farti scomodare. Credevo che fosse per il bene di entrambi ma adesso ho capito” - puntò la pistola contro Roberto - “tutto quello che ho fatto, l'ho fatto solo perché ti era utile. Ora deve finire. Ti ricordi com'è cominciato tutto, vero? La situazione era invertita: tu mi puntavi contro una pistola e minacciavi di uccidermi. Tu hai esitato, io non sarò così clemente.”
Ero stregato da quelle parole, ora capivo. Arianna non voleva uccidere me, almeno non in quel momento. La pallottola era riservata a mio cugino.
“Sciocca! Pensi di porre fine alle tue sofferenze uccidendomi? No. Sai meglio di me che ti cercheranno.” Disse Roberto con una nota di disprezzo nella voce, ormai spezzata dal terrore.
“Stai cercando di spaventarmi! Illuso! Sai bene che non li temo, non più. Mi hanno forgiata, addestrata per non temere niente e nessuno. Tu, tu che avevi finto di essermi vicino, mi hai tradita. Dovresti sapere che non amo questo genere di trattamento. Non temere, la tua sarà una morte rapida ed indolore.”
Dette queste ultime parole Arianna sparò. Il sangue di mio cugino mi schizzò sui vestiti e il suo corpo cadde esanime ai miei piedi.
Non provavo dolore, né senso di vuoto. L'unica cosa che mi importava era Arianna.
La guardai, i suoi tratti si erano addolciti tanto da cancellare quella maschera d'odio dal suo viso.
Mi si avvicinò lentamente, sorridendo in silenzio. Mi gettò le braccia al collo, mi tenne stretto a sé trasmettendomi il calore di una volta. Sentii il dolce profumo dei suoi capelli e mi ricordai ogni singolo istante passato con lei. E dire che sembrava che fossero passati secoli dall'ultima volta che avevo provato quella gioia infinita. Poi si allontanò e dai suoi occhi, profondi come il mare che infuriava dietro di noi, sgorgarono lacrime amare, quelle di un condannato a morte. Mi si spezzò il cuore.
Arianna piangeva sommessamente, guardandomi intensamente e capii cosa stesse per succedere. La donna che avevo amato con tutto il cuore mi sussurrò:“Ti amo, davvero... questa storia è andata avanti per troppo tempo. Forse avrei dovuto parlarti, dirti la verità ma non ce l'ho fatta. Mi è sembrato più facile scappare, sapendo che avrei messo in pericolo le nostre vite. L'amore che ho mostrato nei tuoi confronti non era parte del piano. Mi sarei dovuta sposare per mantenere la mia copertura ma poi i miei sentimenti si sono intromessi. Mi sono innamorata della tua bontà, della tua dolcezza, de tuo timore di ferirmi, fisicamente ed emotivamente. Ti amo ma non posso andare avanti. Non possiamo continuare a stare insieme, non posso restare. Loro ci troveranno e pur di portarmi via, ti uccideranno. Vorrei non doverlo fare ma ti trascinerei nel baratro con me anche se non te lo meriti. Voglio solo che tu possa continuare a vivere in pace ma con me sarai sempre in fuga.”
Prima che potessi fare altro che dirle:“Ti amo” lei si avvicinò la pistola alla tempia e sparò. Il sangue di mia moglie scorreva dalla ferita ed i suoi occhi mi guardavano senza vedermi realmente.
Così io ed il mare, colui che aveva portato via due delle persone più importanti della mia vita, rimanemmo soli. Lo fissai a lungo ripensando a mia sorella e a mia moglie. Mi resi conto di essere solo, davvero solo per la prima volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyGio Mar 08, 2012 1:57 pm

giulia_writer puoi cancellare la copia in nero?
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyGio Mar 08, 2012 4:34 pm

Arianna sogghignò un’ultima volta, ma quell’espressione malvagia non mi straziava più: l’amore nei suoi confronti si era consumato, il ghiaccio che vedevo nei suoi occhi era riuscito anche a raggelare la fiamma che ardeva in me da vent’anni. Perciò la scoperta della sua vera identità, della sua anima nera non mi sfiorava. Guardai rassegnato la pistola ed ammirai, come inconsapevole della mia sorte, il modo meraviglioso in cui la luce lunare faceva sfavillare l’arma. Mi sembrava un film, una situazione irreale, ma non lo era: dalla pistola proruppe un urlo e il secondo che seguì si cristallizzò. Il cuore si arrestò, il sudore si ghiacciò sul mio viso pallido e gli occhi si spalancarono di scatto. Poi il secondo si infranse, come vetro sul pavimento, per l’eternità: arrivo Sara.
Mi sentii scrollare. “Umberto, sveglia! … Umberto!”. Mi svegliai di soprassalto, trovandomi in una sala d’aspetto d’ospedale. Mio padre era chino su di me. Pensai: ecco, Arianna mi ha sparato, mi hanno recuperato morente sulla spiaggia e ora sono in rianimazione. Ma il volto di mio padre non era deformato dall’angoscia, bensì da uno strana curva che gli solcava il viso. Forse un sorriso? Non capivo. Man mano che i contorni si imprimevano, sempre più nitidi, sulla mia retina, notavo tratti mancanti tra i suoi lineamenti: le rughe e il dolore risalente a vent’anni fa. Poi scappò via, fiondandosi dentro un reparto che recitava, anziché “Terapia Intensiva”, “Sala parto”. Il cuore, che sembrava essere rimasto muto fino ad allora, riprese a battere forte. Ogni battito era un grido di trionfo. Mi alzai di scatto incredulo e cominciai a toccarmi lo stomaco, dove avevo sentito conficcarsi la pallottola: non c’era traccia di alcuna ferita. Mi diressi verso la finestra per specchiarmi nel vetro, ma non vi scorsi l’uomo morente che si era accasciato sulla spiaggia di un paesino marittimo: vedevo al suo posto un bambino che compiva i miei stessi gesti e che assumeva le mie stesse espressioni. Non poteva essere: ero io da piccolo, all’età in cui nacque Sara … Quando vidi cadere la neve, tranquilla ed insensibile, sul paesino delle Dolomiti a me così familiare, finalmente capii il senso di quell’improbabile situazione: era stato solo un sogno. Mi sentivo vivo per la prima volta, la felicità mi solleticava come bollicine di una bibita gassata nel naso. Volai in un secondo da mia madre, che stringeva tra le amorevoli braccia un dolce fagottino. Succhiava beatamente il seno materno ed era il più bello tra tutti i fiocchi di neve che quel giorno cadevano sulla terra. Ma anche il più fragile. Mi chinai sulla piccola ponendole un tenero bacio sul capo. Lei si girò verso di me e mi scrutò con gli occhi vivaci e curiosi, poi si infilò un ditino in bocca e il suo visino si distese in un sorriso sdentato, di quelli che ti aprono il cuore. Sentii dentro di me che un pezzo era tornato al suo posto. Appoggiai la tempia alla delicata testolina e le sussurrai,con due lacrime che mi solcavano il viso: saprò proteggerti … te lo prometto, dolce, piccola Sara.


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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyGio Mar 08, 2012 7:04 pm

Distolsi lo sguardo da quel viso bellissimo e sconosciuto che avevo davanti, chiaro come uno spruzzo di luce nella notte che vorticava intorno a noi. Il faro le illuminava da dietro i capelli biondi, che splendevano come se fossero trasparenti, irreali. Non volevo guardare la figura esile che mi sovrastava, stupenda e terribile come una Regina delle Nevi, forse per un istante sperai che potesse dissolversi nel buio come neve al sole. Avevo paura di lei, come si temono e si rispettano le cose che non si conoscono o non si comprendono. Arianna era sempre stata un mistero per me, e la cosa peggiore era che non me ne ero mai veramente reso conto.
Quando finalmente mi decisi a sollevare gli occhi, la vidi tremare, le mani strette al petto e gli occhi che brillavano: mi sembrò una bambina. Quanto avrei voluto stringerla tra le braccia, baciarla, dirle che era tutto finito e che potevamo andare a casa, che sarebbe stato tutto come prima…
Mi alzai lentamente in piedi e Arianna mi guardò, semplicemente, senza muovere un muscolo: la freddezza e la crudeltà che avevo visto in lei solo qualche minuto prima sembravano sparite, era stanca, glielo leggevo in faccia. Un passo traballante dopo l’altro arrivai fino a lei. Alzai la mano per carezzarle il viso, ma lei indietreggiò di un passo. Stupido! Mi dissi, come ti è saltato in mente di picchiarla?
Il sangue luccicava sulla sua pelle chiara, profanandola.
Restammo lì come due idioti, senza guardarci, lei con una pistola in mano, il corpo insanguinato ed io con il viso sporco di lacrime di cui neanche mi ero accorto.
“Guardaci, Arianna…” sussurrai “guarda come siamo ridotti… come ci siamo arrivati fin qui?”
Sempre senza guardarmi, lei scoppiò a ridere, di una risata isterica, inquietante, per poi sollevare nuovamente la pistola.
“Umberto, ti giuro che non sarei voluta arrivare a questo, ma non mi rimane altra scelta… tu sai troppe cose perché io ti lasci andare così… lo sai…”
Annuii. Capivo perfettamente. Solo non riuscivo a comprendere come avessi fatto a ritrovarmi in una situazione simile, proprio io! La donna che ami da quando sei un ragazzino in realtà è una spia e sta per ucciderti: andiamo, sono cose che capitano nei film, non alle persone comuni!
Eppure era tutto vero, tutto dolorosamente vero, l’arma tra le mani di Arianna, l’odore di sangue e salsedine, il mio ginocchio che pulsava per la caduta. E la certezza di stare per morire.
Arianna si rigirava la pistola tra le mani,senza decidersi ad agire, vedevo il suo petto alzarsi e abbassarsi frenetico, gli occhi schizzare da me al faro al mare.
Capii allora perché dicono che non è la morte in sé a spaventare, ma il tempo –sempre più incalzante,convulso- che ci separa da essa, il calcolo angoscioso di quante ore o giorni ci restano da vivere. O, nel mio caso, di quanti secondi.
Il cuore si dibatteva contro il mio petto, disperato come un uccello in gabbia, e io avevo paura. Quel terrore cieco e soffocante che si prova nell’istante in cui l’aria non è abbastanza e si sa di non avere vie di fuga.
Non sono mai stato un uomo coraggioso, ma se la morte aveva il viso dolce e gli occhi chiari di Arianna decisi che l’avrei guardata in faccia.
“Arianna?” chiamai, esitando “Ma tu mi hai mai amato, almeno un po’?”
Per tutta risposta mi puntò la pistola al viso. Ci siamo, pensai, adesso mi uccide.
Poi un colpo di pistola squarciò il velo della notte e un dolore come non avrei mai pensato di provare mi attraversò da parte a parte.
Caddi in terra, annaspando con le dita sugli scogli. Qualcosa li rendeva viscidi, non riuscivo ad aggrapparmi a niente, neanche con lo sguardo. Il cielo sembrava essersi rovesciato, la terra sprofondava sotto di me, con me, e la luce dal faro mi feriva gli occhi.
Muoio! Fu tutto ciò che riuscii a pensare, senza più panico, solo con vago stupore.
Un nuovo sparo tuonò nell’aria, producendo un’eco assordante tra le mie tempie.
Arianna abbandonò la testa accanto alla mia, i capelli sparpagliati sulla roccia scura, il sangue che colava dal petto distrutto, la pistola ancora in mano.
Con la vista che si annebbiava riuscii a scorgere una figura sottile allontanarsi da noi, un vago alone biondo a circondarle la testa.
Poi tutto si fece buio, e per un istante pensai davvero di stare semplicemente per addormentarmi.

Apro gli occhi a fatica, la luce è troppa e insopportabile.
Tutto è dolore, io stesso lo sono, dai capelli alle unghie dei piedi, io sono solo sofferenza.
Il bianco che vedo mi acceca, tanto che non riesco a tenere gli occhi aperti. Solo dopo alcuni tentativi ce la faccio e allora mi sento perso: dove diavolo sono finito?
Non riesco a muovere il corpo, soltanto gli occhi, e così facendo riconosco una stanza di ospedale.
Quando ricordo quel che è successo, qualche istante dopo, mi viene da ridere e da piangere insieme: dopo tutto sono ancora vivo.

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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyGio Mar 08, 2012 8:31 pm

FINALE (per quanto lasci aperto a mille e due interrogativi. Tipico di me, direi.)
“Ma… tu sei una stronza!”
Il suo viso si tramutò in un misto di sorpresa e di shock, che in un’occasione diversa avrei trovato esilarante.
“Sì, sei proprio una stronza. Ma non “stronza” nel senso che cerco un qualsiasi modo per insultarti… ma nel vero senso della parola. Sei una stronza.”
Lei rimase ammutolita finché non mi vide volgerle le spalle ed iniziare ad andare via.
“Ma… cosa..?!? Come osi? Morirai, lo sai, vero?”
Non la guardai neanche.
“Stronza, ho appena scoperto che la mia vita è una menzogna e che l’amore della mia vita sono in realtà due gemelle un po’ troie… e non so perché ma non ne sono particolarmente entusiasta. L’unica cosa che so è che voglio una birra. Anzi, una bella bottiglia di vodka. Oppure qualcosa di più pesante…”.
Le lacrime e le urla hanno una funzione catartica. In tutta quell’isteria avevo pianto, mi ero ferito, ne ero uscito con i nervi a pezzi… e non so perché ma, andandomene, non provai più nulla.
Si trattava di follia?
O dell’essere arrivato in quel punto estremo di sofferenza che a venir superato non ti resta più nulla se non l’incoscienza?
Non lo so.
Però la mattina dopo, quando mi svegliai, avevo le lacrime agli occhi… e un forte mal di testa.
E il vago desiderio di un’altra birra.

“Gemelle, eh?”
Il commissario guardò il suo subalterno, poi di nuovo i cadaveri, decidendo poi di ricoprirli, in modo che altri se ne occupassero.
“La morte delle due è indeterminabile. Sono state tirate su dall’acqua stamattina, e, beh…”
“…l’acqua cancella ogni traccia utile per stabilire l’ora della morte. Affogate, quindi?”
Il subalterno si piegò dunque per spostare nuovamente il lenzuolo:
“Arma da fuoco, commissario”.
Nell’ombra, un ghigno.
Un angelo custode omicida.
betsy*
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SILVIA DE GREGORIO

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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyGio Mar 08, 2012 9:37 pm

"No,no Jerry"urlò infuriato Ratti sbattendo con violenza il manoscritto sul tavolo"qui proprio non ci siamo. Ti avevo espressamente richiesto una storia di spie e tu mi porti questo?Cos'è,ma dico,ma stiamo scherzando?Guardami in faccia Jerry:stiamo scherzando? Ti sembra la faccia di uno che sta scherzando,questa? Perchè ti avverto,Jerry,se mi porti un'altra stronzata come questa,giuro ti faccio fare la fine di Beghelli,che ora mi sembra venda fiammiferi alla stazione. Vuoi fare anche tu la piccola fiammiferaia come Beghelli,eh Jerry?No?E allora ascoltami,quando parlo!" Si sedette con un tonfo sulla sporca sedia girevole blu del suo minuscolo ufficio e diede un sorso di caffè,annaspando tutt'intorno e quasi soffocandosi con il liquido bollente e mettendosi a posto i radi capelli unti che gli erano rimsasti,assumendo un'aria preoccupata "Io lo dico per te,Jerry.Mi devi asocltare quando parlo!Credi che sia uno scherzo? Credi che tutta questa sia solo una semplice scenata?No,Jerry,questa è l'ultima,ormai hai passato il limite. Anche Beghelli la pensava come te. Faceva di testa sua,mi consegnava i manoscritti sempre in ritardo,non seguiva mai le mie indicazioni. Jerry,se vi dico di seguire la traccia seguite questa merda di traccia!"Iniziò a guardarsi intorno e ad allargarsi con l'indice ed il medio il colletto della camicia,sudando come un dannato,come un impiccato che si sta per strozzare da solo ed intanto diventa rosso per la rabbia. "Ti avevo detto di dare alle protagoniste un nome più trasgressivo,tipo Tatiana,Jessicah e giù di lì,e tu cosa fai? Mi metti un nome comune,timido perfino! Ti avevo detto di mettere più trasgressività in questo libro. E tu che fai? Non metti niente!Una suora di clausura avrebbe fatto meglio! Ma tu lo sai cosa vogliono i nostri lettori,Jerry? Tu hai la più pallida idea di cosa vogliono quelli che si leggono questa merda,Jerry? Volgiono divertirsi,vogliono una storia più trasgressiva,che li intrighi,più avvincente,con più suspance. E tu,da quello che vedo,non sei in grado di dargliela. Questa è l'ultima volta che ti salvo. La prossima vai con Beghelli a vendere fiammiferi vestito da suora di clausura." A questo punto Jerry si alzò,preso da una rabbia immensa,che lo avrebbe portato a spaccare tutto,a prendere a calci quel cretino di Ratti e ad ucciderlo facendogli ingoiare quella sedia di merda su cui non faceva altro che dondolarsi come uno scemo. Odiava quel dondolio,lo trovava insoppprtabile,ma non poteva dire niente perchè era il suo datore di lavoro e doveva retarsene zitto. "Stia xztto lui questa volta"pensò ,e prese la rincorsa,precipitandosi giù per le scale,ceracdo di non voltarsi più indietro,di lasciare stare tutto e tutti. "Sorvolerò anche su questo"urlò Ratti mentre Jerry gli sbatteva la porta in faccia. Jerry corse a precipizio giù per le scale,quasi cadendo ad ogni gradino che faceva. Giù non c'era nessuno,quindi poteva correre quanto voleva,quel pachiderma di Ratti di certo non lo avrebbe rincorso giù per le scale per intimargli di usare un pò di buona creanza. Gli venne da ridere al pemnsiero. Ratti che voleva insegnare ad avere buona creanza!Uscì in strada. Erano due anni che lavorava come scrittore di libri da quattro soldi,che gli commissionava sempre Ratti. Era stato lui che avevva avuto quella splendida idea di dargli uno pseudonimo "Il tuo nome non va,Jerry. No venderai mai con un nome così. Che ne dici di chiamarti Stephen Hastingher?A tutti piacciono gli inglesi."E pensare hce gli aveva pure dato ascolto. a dire il evro gli aveva dato ascolto pure quella volta dei diritti d'autore,quella del finale,quella delle descriziono troppo lunghe...Effettivamente gli aveva dato ascolto troppe volte. Ma aveva sempre avuto bisogno di soldi. Ora però era tutto diverso "Chissà se Beghelli se la passa bene vendendo fiammiferi" si chiedeva. Comunque aveva deciso:d'ora in poi avrebbe fatto quello che voleva,non si sarebbe più fatto influenzare da un tipo come Ratti. Con lui aveva chiuso. E scendeva il pendio con questa nuova consapevolezza,mantre il sole tramontava.


Ultima modifica di SILVIA DE GREGORIO il Ven Mar 09, 2012 5:00 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyGio Mar 08, 2012 9:37 pm

Questo che ho mandato era il mio finale.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 2:53 pm

SILVIA DE GREGORIO ha scritto:
Questo che ho mandato era il mio finale.
qui non si commenta, si scrive soltanto e come ho precedentemente chiesto più volte puoi modificarlo in rosso come anche l'altro intervento??
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 4:49 pm

messaggio eliminato


Ultima modifica di SILVIA DE GREGORIO il Ven Mar 09, 2012 5:02 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 4:52 pm

ok grazie, però elimina il post in nero visto che non l'hai modificato, ma riscritto
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 6:19 pm

Quando al mattino si aprono gli occhi e il sole filtra dalle finestre, non si pensa che quella potrebbe essere l’ultima volta che compiamo tutto ciò che abbiamo fatto da sempre, e credevamo avremmo fatto in eterno. Mai e poi mai avrei potuto immaginare alla mattina, quando mi ero svegliato, che la mia vita sarebbe finita quel giorno. Eppure la vita stupisce sempre.
Stavo per morire, per mano di colei a cui avevo affidato la mia esistenza. Nella mia mente regnava solo l’incredulità, e lei sembrò capirlo.
“ Io dico sempre: la vita mi stupirà solamente qualora non dovesse più stupirmi. “
Ritto sulla banchina, rimasi muto, mentre la sua mano stringeva l’arma con maggiore saldezza. Mi avrebbe sparato, e mi avrebbero ripescato dall’acqua proprio come era accaduto alla mia povera sorella. Che riposi in pace!
Chiusi gli occhi, pregai.
Uno sparo. Poi regnò solo il silenzio. Possibile che morire fosse così indolore?
Aprì di colpo gli occhi.
Arianna era a terra, inerme. Mi sentii cadere, non riuscivo neppure a mettere a fuoco le figure. Barcollavo. Un’ombra, in piedi accanto a quel corpo che sembrava privo di vita, mi si avvicinò e mi sorresse, evitando che cadessi in mare Mi aggrappai a lei e riconobbi un profumo familiare. Misi a fuoco la vista e alla visione della persona che avevo di fronte piansi per la gioia.
“Umberto!” esclamò ella singhiozzando.
“Arianna! Oh mio Dio, sapevo che non poteva essere vero” La strinsi tra le mie braccia, la baciai con foga.
“E’ tutto falso. Alice ti ha raccontato solo un mucchio di fandonie.” Mi voltai verso la donna a terra. Era viva, seppur esanime, e accanto a lei vi era una passerella di legna, di quelle che si usano per scendere dalle barche. Capii perché ero ancora vivo.
“ Sei stata tu a salvarmi! O, amore, mi hai salvato la vita!” dissi, profondamente commosso, mentre la abbracciavo, grato di non aver perso la vita e, anzi, di averla ritrovata.
“ Tempo fa sei stato tu a salvarmi, senza neppure saperlo” Non facendo caso all’importanza di quelle parole, ribattei senza pensare:
“ Non avevo mai dubitato del nostro amore. Era impensabile credere alla storia dei servizi segreti e a tutto il resto.” Ci fu un attimo d’improvviso silenzio. Era troppo assordante in quel momento, perciò lo distrussi “Chi ha scritto la lettera nella bottiglia?”
“ Sono stata io. Ma in qualche modo Alice è venuta a conoscenza del nostro appuntamento.”
“Cosa è successo a mia sorella?”
“ E’ stata solo una tragedia.”
“ E perché architettare questa messinscena? Perché lo scambio di persone? Perché non mi hai mai detto nulla di Alice? Perché…”
“ Stai calmo” mi disse passando le sue dita tra i miei capelli. Mi prese le mani e cominciò il suo racconto.
(Giuseppe R.)


Ultima modifica di Giuseppe R. il Ven Mar 09, 2012 6:34 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 6:21 pm

Quietriot, non mi maledire, ma non esce il colore rosso. non so perchè. ho provato tantissime volte
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 6:25 pm

Giuseppe R. ha scritto:
Quietriot, non mi maledire, ma non esce il colore rosso. non so perchè. ho provato tantissime volte
XD ma sei sicuro? Cos'è solo a te è difettato? riprova scrivi (color=red) tra parentesi quadre all'inizio del lavoro e [/color] alla fine
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 6:34 pm

ok ho fatto una pessima figura xD
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Simona96

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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 10:05 pm

FINALE
"Spara, ho detto"
"Ma come, vuoi fare l'eroe? Non hai paura di morire?"
"No, ho più paura di continuare a vivere con la consapevolezza di non aver vissuto appieno la mia esistenza."
"Forse sei troppo giovane per morire... O forse no."
"E allora cosa aspetti? Spara, ti ho detto!"
Aprii la camicia, scoprendo il mio petto irsuto, offrendole l'obiettivo di quella pallottola che giaceva all'interno della pistola, impaziente di compiere il suo sporco lavoro.
Ma ebbe un'esitazione. Accennò ad abbassare l'arma, poi un sussulto fece rinsavire i suoi macabri propositi. Aggrottò sempre di più le sopracciglia, socchiudendo pian piano i suoi occhi, che potevano scorgere la scena solo attraverso le ciglia, quei bellissimi e lunghissimi uncini neri che spesso mi avevano accarezzato gli zigomi, e che ora vedevo solo come il siparietto sui suoi occhi chiusi. Il siparietto di chiusura, quello che annuncia il termine dello spettacolo. 'Fine dei giochi', avevo pensato.
Invece no. Ora non sarei qui a raccontarvi come andò quella volta, se non fosse andato tutto bene. Proprio tutto no. Avevo perso mia sorella, che nessuno mi avrebbe più dato indietro. Avevo perso l'amore di mia moglie. E automaticamente anche quello della gemella. E un cugino. Avevo perso un cugino. Buffo come si possa perdere un'intera famiglia in così poco tempo. Non si da mai il giusto valore a ciò che abbiamo di più caro, finchè non lo perdiamo. Ma quando ti accorgi che non puoi fare più niente per rimediare, per riappropriarti della vita a cui tanto avevi auspicato, è già troppo tardi.
Tardi. Può essere un male, molte volte, 'fare tardi'. Ma in quell'occasione il ritardo di qualche secondo mi salvò la vita.
Salvato dalla persona che avevo considerato malvagia più di tutte, nel vorticoso turbinio di novità di quell'umida sera.
Dei passi, sempre più vicini, sempre più stridenti: era impossibile non accorgersi del rumore assordante dei piedi pestati nell'affannata corsa lungo le scale di metallo del vecchio Faro per salvare una vita. O forse due, si sa come sono i numeri in matematica: si creano problemi, espressioni, equazioni, ma non potranno mai stare l'uno senza l'altro, precedente o successivo che sia. Alice era seguita da Roberto, che doveva ringraziare il suo fisico se era meno affannato della ragazza.
Entrambi gridarono "NO!" quando si resero conto di quello che stava succedendo. In leggera differita a causa dell'ordine di arrivo, o forse era l'eco che si produceva facilmente in quel luogo così tetro, ma che all'occorrenza poteva essere molto, troppo romantico.
"Non puoi pensare di fare una cosa simile, Arianna!"
"Oh, credimi" rispose la gemella con un leggero sogghigno "Posso, eccome. Guarda, se non ci credi"
Tornando a guardarmi la sua espressione cambiò da spavalda a cupa. Non voleva farlo, ma secondo la sua mente ormai malata, lacerata dal dolore e dagli avvenimenti della vita, era l'unica soluzione per salvarsi. La salvezza. Cosa sarà mai, poi, la salvezza. Uno stato di temporanea beatitudine in cui un uomo può cullarsi, non accorgendosi che prima o poi finirà. Perchè tutto quello che riguarda la vita, prima o poi finisce.
Alice si buttò con uno slancio incredibile su Arianna che, incredula, non fece in tempo a spostare tutto il corpo: le gemelle finirono per rotolare sul pavimento avvinghiate in una lotta per la vita. Io e Roberto rimanemmo allibiti, ma alla fine decidemmo di intervenire per separarle. Nella valanga umana che avevamo creato, la pistola era scomparsa dalla nostra vista.
Poi uno sparo.
Tutti fermi, zitti, con la paura di essere stati colpiti e non essercene ancora accorti.
Un lamento, due occhi vitrei che non comunicavano più alcuna espressione. Un corpo accasciato sugli altri tre. Un corpo dalla mole incredibilmente pesante. Il corpo di Roberto.
Non pensammo più alla nostra lotta, come dei bambini che stavano giocando a rincorrersi, ma che sanno che la sbucciatura di uno di loro vale molto più del gioco.
Chiamammo l'ambulanza, io e Alice vi salimmo per non lasciare da solo mio cugino, mentre Arianna rispondeva delle sue azioni ad un agente della polizia. La risentimmo solo il giorno dopo, quando potemmo assicurarle che l'operazione per l'estrazione della pallottola era andata a buon fine.
Dopo cinque anni ci rincontrammo tutti: una carcerata appena uscita di galera, un ragazzo che mostrava la sua ferita come un vecchio lupo di mare, e una nuova coppia che era pronta a raccontare l'assurda vicenda di cui era stata protagonista ai propri figli.

Simona
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyVen Mar 09, 2012 10:48 pm

Finale

Una voce interiore mi svegliò da questo incubo. No, non le avrei mai permesso di uccidermi, piuttosto avrei compiuto quest’ultimo gesto da solo, con le mie stesse mani. Non ebbi il tempo di far nulla. Dal mare, come per salvarmi da un cupo destino vedemmo alzarsi un’onda che sembrava fosse stata agitata dal soffio di un gigante. Ci travolse. Le mie lacrime non si distinsero più dalla moltitudine delle gocce del mare. Arianna svanì tra le stesse. Ero stanco di combattere. Mi lasciai allora cullare dal candore delle acque che mi spingevano sempre più giù, rapendo poco per volta i miei già sottili respiri. Il buio.
Mi risvegliai avvolto dalla nebbia in una landa desolata che sembrava volermi mettere ancora più in crisi. Quello spazio così bianco, così vuoto e così immenso mi faceva paura. Per un attimo dimenticai tutto ciò che avevo vissuto precedentemente, tanto ero smarrito. Avevo perso persino la cognizione del tempo. Correvo da una parte all’altra sentendomi in gabbia come un topo. Iniziai a pensare di essere morto. Mi tirai un pizzicotto, ma provai ancora dolore. Quando un uomo muore la sua sensibilità non dovrebbe cessare? Non dovrei smettere di pensare lasciando la mia mente libera di riposare? Ne ero sicuro, ero ancora un uomo, un uomo, però, perso tra i meandri del suo passato, del suo presente e del suo futuro, costretto a vivere in uno spazio senza tempo in cui continua ad Essere, senza la necessità di soddisfare i suoi bisogni primari. Gli unici oggetti che trovai in quell’incantato posto furono una penna ed un taccuino, oggetti grazie ai quali, oggi, posso annotare i miei pensieri. Chi l’avrebbe mai detto? Io che volevo chiarezza e che volevo scoprire tutto riguardo quella che mi sembrava una vita piena di verità celate ora sono qui, con la barba incolta e lunga fino alle ginocchia, seduto in mezzo al nulla, con ancora meno certezze, che mi logoro scrivendo pagine che forse mai nessuno leggerà.


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MessaggioTitolo: riflessione...prima del finale   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMar Mar 20, 2012 4:02 pm

la vita mi abbandonava progressivamente, dileguando e disgregando i ricordi più belli, gli istanti intessuti di dolcezza e tenerezza. Parevano irragiungibili, avviluppati da un consistente velo di mistero quei momenti squisitamente intimi nei quali avevo goduto della bellezza dei nostri corpi e avevo imparato a decodificarne il linguaggio sublime. Non riuscivo a dimenticare il meraviglioso e intenso contatto delle nostre membra che si congiungevano ed esternavano tutta la loro perfezione. Esatto le sue membra erano perfetta al dì sopra di qualsiasi parametro estetico. Non avevo mai smesso di pensare alle sue curve divine, a quelle gambe e ai sfianchi ampi e leggiadri. E.. la sua bocca, già quella bocca carnosa e vermiglia, pronta ad imprimerme sulla mia un ricordo indelebile. Era fantastico stringermi a lei e e fondere il mio corpo con il suo. No.. non avrei mai mai potuto accettare che tutto era ormai terminato e si stava via via cancellando.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 EmptyMar Mar 20, 2012 4:13 pm

se questo sarebbe il tuo finale, mi sa tanto che sei arrivata i ritardo di almeno 2 settimane.
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MessaggioTitolo: Re: IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO   IL LAVORO IN RETE: DALL'INCIPIT DEL GURU AD UN PRODOTTO COLLABORATIVO - Pagina 3 Empty

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