Allora ragazzi, innanzitutto salve a tutti! Non voglio fare la puntigliosa, ma è meglio se ci teniamo questi commenti riguardo le dediche, le ore insonni e i ricordi dei bei momenti per un’altra sezione: abbiamo già occupato due pagine inutilmente, presto nessuno capirà più niente. Feldia, comincio io a parlare del laboratorio con Gennaro Nunziante.
Il laboratorio con Gennaro Nunziante è stato molto interessante e ha catturato da subito la mia attenzione. Non mi aspettavo di confrontarmi con una persona così riflessiva, così brillante; lo associavo semplicemente ai film di “Checco Zalone”: dato che questi film non rientrano esattamente tra i miei generi preferiti, tenevo in poco conto anche lui come professionista. Però mi sono resa conto di quanto egli sia profondo, acculturato e ho impresso a fuoco nella mia mente che per arrivare a fare qualcosa di grande, per quanto questa possa sfociare nel mero divertimento e nella comicità, sia necessario avere molti studi alle spalle. I suoi consiglio sono stati molto utili, ad esempio quando ci ha detto di raccontare solo ciò che conosciamo o di non forzare troppo le descrizioni, trascinando il lettore in un mondo sconosciuto in modo troppo violento e forzato. Ritengo però che alcune sue “massime” siano state troppo nette, troppo limitanti. Le ho interpretate non tanto come spunti da seguire, ma come campanelli d’allarme che mi portano ogni volta a mettere in discussione quello che scrivo, senza però pormi dei paletti: la scrittura è una scoperta, una sfida con noi stessi in cui cerchiamo di capire fin dove possiamo arrivare e cercare, una volta individuate le barriere , di oltrepassarle. Accetterò come unico confine l’orizzonte, meta irraggiungibile verso la perfezione. “Lo scrittore è un animale da letargo” diceva inoltre, ed è vero. Chiunque voglia fare lo scrittore deve avere qualcosa da dire, da insegnare, da trasmettere. Non si può pretendere di chiudersi nella propria “turris eburnea” , di trasformarsi in un eremita, di rifiutare la gente e la vita per poi parlarne, di utilizzare concetti ampollosi che in effetti non sanno di nulla, non dicono nulla. Il risultato sarebbe una lunga, interminabile, pedante condanna. Lo scrittore deve prima essere uomo e poi letterato. I concetti, le storie non devono perdere il loro sapore facendole passare di bocca in bocca, fino ad arrivare, sfibrate e asettiche, alle orecchie dell’uomo che per scudo usa la propria cultura, invece di impiegarla come tramite, come ponte. Lo scrittore deve vivere la gente, deve gioire, deve soffrire, deve sbattere la testa contro il muro cercando le risposte come chiunque altro; non trovandole come chiunque altro. Lo scrittore deve sentirsi parte di una comunità per poterle parlare con sincerità, per trasmetterle qualcosa. Le parole, per quanto ricercate e altisonanti, non arrivano alla gente se sussurrate dall’alto. Ma una volta esaurita ogni singola emozione, ogni pensiero, ogni respiro; solo allora lo scrittore ha il diritto e il dovere di ritirarsi, di fare il pieno di vita per poter avere poi qualcosa che valga ogni goccia d’inchiostro, di sudore, di sangue. Lo scrittore deve così conquistarsi ogni minuto che il lettore dedica, ogni suo battito un po’ accelerato. Perché non deve parlare per sentito dire, bensì con convinzione, deve sentirle le cose per poterle esprimere al meglio. Quando “scaglia la sua pietra contro una vetrata” lo deve fare con un ardore tale da riuscire a frantumare quel maledetto vetro trasparente che ci siamo costruiti attorno, noi uomini con il nostro male di vivere, con la nostra insoddisfazione. La quotidianità è stata trasformata in una gabbia e la vita diventa un peso. L’artista è l’unico che riesce a liberarsi da queste costrizioni, non si lascia scivolare dentro l’imbuto della società, trova un appiglio in se stesso. E allora ragazzi, paladini dei nostri giorni, prendiamo in mano una pietra e scagliamola contro quella vetrata d’agonia, che rende tragicamente inconsapevole la gente della propria schiavitù. Lottiamo, proviamo e riproviamo finché non …
L’avete sentito anche voi?
Non era un rumore di un vetro quello?
P. S. : non è un granché, l'ho dovuto fare in poco tempo perché non ho internet a disposizione; è giusto un modo per dare l'imput agli altri, non l'ho nemmeno riletto.
P.P.S: mi raccomando, dopo questo post non scrivete null'altro che sia non sia inerente al tema del topic!
Vi voglio bene, zaooo! :**
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