“Questo non è un mondo per giovani. Ma lasciamoli sognare”. Esordisce così Mino Grassi, il direttore di Scrivoanchio.it. Erika Marzano, una dei 20 finalisti del concorso, accanto a lui, in un vestito chiaro e col viso raggiante, assiste con fierezza alla presentazione del suo racconto, “Opheliac”.
La piccola saletta della Galleria BLUorG, nel centro di Bari, ornata dalle opere dell’eclettico artista anconetano Gino de Dominicis, è affollata; i parenti e gli amici di Erika sono accorsi numerosi.
La serata ha inizio con un commovente ricordo di Melissa Bassi, giovane vittima dell’attentato di Brindisi del 19 maggio scorso: sulle note di “Somewhere over the raimbow” del cantante hawaiano Israel Kamakawiwo'ole, scorrono in una sequenza di mestizia le immagini delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, alternate a quelle di Brindisi e di Melissa. Due sogni di ragazze coetanee: quello ormai tristemente infranto di Melissa e quello ancora vivido di Erika.
Poi è la volta di Mino Grassi che confessa che il suo sogno si è esaudito e si incarna in Erika e nello spirito del concorso. Una vera e propria dichiarazione d’amore e di felicità la sua.
Finalmente, prende la parola Erika: con destrezza, riuscendo a domare l’emozione, risponde alle domande della Professoressa Rita Ceglie. Le sue parole, pregne di passione, narrano dell’Irlanda e del noir: un connubio che, con incredibile maestria, dà vita ad “Opheliac”.
Due amiche di Erika leggono alcune parti del racconto, alternandosi a vicenda o recitando all’unisono, su un sottofondo di chitarra.
Quindi Erika si confessa affascinata dall’Irlanda, minia i paradigmi del suo lavoro, descrive il suo interesse per l’arte e illustra l’opera di John Everett Millais “Ophelia”.
Infine, Mino parla del concorso ed espone il programma dei laboratori di Luglio; Erika ammette di desiderare di diventare una interprete di lingua inglese e poter così passare molto tempo in Irlanda, senza però trascurare la scrittura, e la professoressa Ceglie conclude con una riflessione sull’esperienza del concorso che dà speranza per il futuro e sulla scrittura come educazione alla cittadinanza.
Ed è il momento degli autografi e delle dediche…
Termina così una splendida serata, che di sicuro Erika non scorderà. Le emozione provate questa sera resteranno indelebili nella sua memoria, come pietra angolare della sua esperienza e pilastri della sua formazione. Le fondamenta sono solide; spetterà ad Erika, ora, proseguire l’edificazione della sua vita. E l’augurio è proprio quello di erigere mura compatte e di innalzare uno splendido e massiccio edificio con la potenza dei sogni e la forza intensa della passione.
Giuseppe RizziDi seguito la galleria fotografica (clicca sulla foto per ingrandirla)